LESIONE DELL’ADDUTTORE NEL CALCIATORE SEMIPROFESSIONISTA
🦵 LESIONE DELL’ADDUTTORE NEL CALCIATORE SEMIPROFESSIONISTA
1. Frequenza
Le lesioni muscolari rappresentano la principale causa di assenza dagli allenamenti e dalle competizioni nel calcio.
Tra queste, le lesioni del gruppo degli adduttori dell’anca costituiscono una quota significativa (10–18% del totale delle lesioni muscolari), posizionandosi al terzo posto dopo i muscoli posteriori della coscia e il quadricipite.
Nel calciatore semiprofessionista la frequenza tende ad essere più elevata rispetto ai professionisti, per vari motivi:
- minore disponibilità di programmi strutturati di prevenzione e monitoraggio;
- carichi di lavoro meno controllati e non sempre progressivi;
- presenza di fattori di rischio cumulativi (allenamenti su campi irregolari, scarpe inadeguate, scarsa preparazione pre-campionato).
2. Epidemiologia
2.1 Muscoli coinvolti
Il muscolo adduttore lungo (adductor longus) è coinvolto in circa il 60–70% dei casi.
Seguono il gracile (adductor gracilis) e il pettineo (pectineus), meno frequentemente l’adduttore breve e il grande adduttore.
2.2 Meccanismo di lesione
Le lesioni si verificano principalmente durante:
- movimenti esplosivi di adduzione o calcio (soprattutto tiri potenti o cross);
- cambi di direzione rapidi e contrasti (tackle);
- fasi di eccentrica contrazione quando il muscolo cerca di stabilizzare il bacino o rallentare l’abduzione.
2.3 Fattori di rischio
- Squilibrio muscolare tra adduttori e abduttori (rapporto forza < 80%).
- Rigidità muscolare e ridotta estensibilità.
- Debolezza del core e instabilità pelvica.
- Pregresse lesioni (recidiva frequente entro 6–8 mesi).
- Sovraccarico cronico con tendinopatia inserzionale alla sinfisi pubica.
2.4 Distribuzione
- Età tipica: 18–32 anni.
- Lato dominante (gamba di calcio) più spesso coinvolto.
- Maggiore incidenza in pre-stagione e in periodi di congestione di partite.
3. Diagnosi
3.1 Anamnesi
Il soggetto riferisce dolore acuto o tirante nella regione mediale della coscia durante un movimento di calcio, sprint o cambio di direzione.
Talvolta si percepisce una sensazione di “strappo” o “pizzicore”.
Nelle forme meno acute, il dolore può comparire in modo graduale, specie dopo l’attività.
3.2 Esame obiettivo
- Ispezione: possibile tumefazione o ecchimosi nella parte mediale prossimale della coscia.
- Palpazione: dolore localizzato a livello dell’inserzione tendinea (ramo pubico inferiore) o nel ventre muscolare.
- Test funzionali:
- Resisted Adduction Test: dolore evocato alla contrazione contro resistenza.
- Squeeze Test (a 0°, 45°, 90°): dolore durante compressione isometrica delle ginocchia contro resistenza.
- Test di Thomas modificato: per escludere coinvolgimento di flessori d’anca.
3.3 Diagnostica per immagini
- Ecografia muscolotendinea: utile in fase acuta per localizzare ematomi o discontinuità fibrillari; indicativa per monitoraggio evolutivo.
- Risonanza Magnetica (RMN): gold standard diagnostico → consente di classificare la lesione secondo il grado (I–III):
- Grado I (distensione): microlesioni fibrillari senza discontinuità;
- Grado II (parziale): interruzione parziale del fascio con ematoma;
- Grado III (completa): rottura totale con retrazione e ampio ematoma.
4. Trattamento
4.1 Fase acuta (0–72 ore)
Obiettivo: controllare infiammazione e limitare ematoma.
- Riposo assoluto da attività sportiva.
- Applicazione di ghiaccio 15–20 min ogni 2–3 ore.
- Compressione elastica e elevazione dell’arto.
- FANS solo se dolore marcato.
- Evitare stretching o massaggi precoci.
4.2 Fase subacuta (3–10 giorni)
Obiettivo: recupero progressivo della mobilità e riduzione del dolore.
- Mobilizzazioni passive e attive assistite.
- Fisioterapia strumentale (tecar, laser, Cryoultrasuoni).
- Inizio di esercizi isometrici leggeri di adduzione senza dolore.
4.3 Fase di riabilitazione funzionale (10–30 giorni)
Obiettivo: ripristinare forza e controllo neuromuscolare.
- Rinforzo eccentrico e concentrico degli adduttori (Copenhagen Adduction Exercise).
- Lavoro di core stability, equilibrio tra catene muscolari anteriori e posteriori.
- Allenamento propriocettivo e di stabilità pelvica.
- Incremento graduale del carico e reinserimento in esercizi specifici (corsa lineare → cambi direzione → calcio controllato).
4.4 Ritorno all’attività
- Ritorno solo con assenza completa di dolore, forza simmetrica (>90% dell’arto sano) e test funzionali negativi.
- Tempi medi di recupero:
- Grado I: 1–2 settimane
- Grado II: 3–6 settimane
- Grado III: 2–3 mesi, talvolta necessaria riparazione chirurgica.
5. Prevenzione
5.1 Rinforzo muscolare
- Programmi specifici di rinforzo eccentrico:
- Copenhagen Adduction Exercise (riduce incidenza fino al 40–45%).
- Esercizi isometrici e dinamici a bassa velocità.
5.2 Flessibilità e mobilità
- Stretching dinamico prima dell’attività; statico post-allenamento.
- Allungamento degli adduttori e degli abduttori per bilanciare tensioni.
5.3 Core stability
- Rinforzo dei muscoli addominali profondi e dei rotatori d’anca.
- Migliora la stabilità della sinfisi pubica, riducendo stress sugli adduttori.
5.4 Controllo del carico
- Incremento progressivo di volume e intensità.
- Inserimento di settimane di scarico nei microcicli intensi.
- Attenzione a superfici dure o irregolari.
5.5 Programmi preventivi integrati
- Applicazione del protocollo FIFA 11+ o simili, includendo esercizi per bacino e adduttori.
6. Prognosi e complicanze
La prognosi è generalmente favorevole se il trattamento è corretto.
Tuttavia, recidive sono frequenti (fino al 20–30%), spesso per:
- rientro precoce;
- deficit di forza residuo;
- instabilità pelvica non trattata;
- cicatrici fibrotiche o aderenze muscolari.
Complicanze possibili:
- Tendinopatia cronica degli adduttori;
- Calcificazioni intramuscolari nei casi mal gestiti.
7. Bibliografia essenziale
- Serner A. et al. Mechanisms of acute adductor longus injuries in male football players. Br J Sports Med, 2019.
- Harøy J. et al. Copenhagen adduction exercise prevents groin problems in football players: cluster-randomized trial. BMJ, 2019.
- Werner J. et al. Epidemiology of groin injuries in professional football. Scand J Med Sci Sports, 2017.
- Holmich P. et al. Effectiveness of active physical training as treatment for long-standing adductor-related groin pain. Lancet, 1999.
- Bahr R., Thorborg K. Evidence-based prevention of groin injuries in sport. Br J Sports Med, 2021.







